GUSTAV KLIMT (1862 - 1918)
Nasce, si forma e vive a Vienna negli anni in cui al città viveva con leggerezza e tragicità la fine del ruolo di capitale dell’Impero austroungarico e quindi vive in un clima di gioia apparente che però nasconde un’inquietudine tangibile.
Klimt intraprende una carriera all’inizio votata alla decorazione di spazi pubblici (e dunque in consonanza coi valori estetici dell’Impero); poi il suo linguaggio figurativo giunge ad affrontare contenuti che la società viennese dell’epoca ritenne inaccettabili. Klimt arriva a una sintesi estrema delle fisionomie e a un appiattimento dello spazio in favore dei fondi oro ispirati all’arte medievale. I fondali si arricchiscono di motivi decorativi astratti che si espandono anche ai vestiti e, a volte, alle cornici stesse dei quadri. Questi piccoli motivi astratti avevano al funzione di donare all’immagine un aspetto esotico e orientale. Le figure maschili scompaiono quasi del tutto, in favore di un’immagine della femminilità ora fiera e crudele, ora esaltata da una gravidanza, ora rinsecchita dagli anni. Emerge quindi il tema della superiorità della donna, intesa come colei che è in grado di procreare e di abbandonarsi all’amore, ma anche come colei che può portare l’uomo alla morte. Le figure sono rappresentate con corpi magri e leggeri che si contorcono per lasciare libera tanta superficie della tela, che diventa un tripudio di motivi decorativi. GIUDITTA I (1901). Il soggetto biblico è secondario, Klimt esalta invece il corpo seminudo dell’eroina, appena coperto da un velo violaceo con ornamenti dorati. La figura è fiera e intensa e l’opera diventa un inno alla bellezza e al potere incantatore del suo sguardo, sottolineando il legame indissolubile tra l'amore e la morte. Giuditta, splendidamente agghindata come una donna di fine Ottocento, se ne sta immobile con gli occhi socchiusi e le labbra dischiuse, mostrando la testa mozzata di Oloferne, in un atteggiamento di grande sensualità e quasi di sfida. Sul suo bel volto appare uno sguardo inebriato e trionfante, vediamo le labbra dischiuse, i capelli voluminosi, l'alto collier art nouveau che chiude e incornicia il viso. Questi elementi, uniti alla nudità e alla trasparenza dell'abito creano una forte tensione erotica che contrasta in modo stridente con la morte che Giuditta ha inferto a Oloferne. La figura sembra non avere linea di contorno, il corpo sfuma dolcemente nelle parti nude. Sul fondo oro, Klimt crea un disegno geometrico con elementi naturalistici stilizzati che continua anche sulla cornice, trattata dall’autore con lo stesso interesse che ha usato per il soggetto. FREGIO DI BEETHOVEN (1902). La XIV esposizione della Secessione è dedicata alla celebrazione di Beethoven, in questa occasione Klimt realizza un fregio di 24 metri che occupa un’intera sala dell’edificio. Klimt propone una complessa lettura simbolica della IX Sinfonia di Beethoven che inizia a sinistra con L’anelito alla Felicità, continua sulla seconda parete con l’Ostilità delle Forze avverse, sulla terza interamente dedicata alla Musica e, sulla quarta parete, rappresenta la conquista della Felicità: L’Inno alla gioia. In quest’opera Klimt alterna pastelli colorati a tratti a carboncino, porzioni di intonaco liscio a parti granulose con l’aggiunta di sabbia al rilievo in foglia d’oro. Alterna anche spazi pieni con figure e spazi vuoti con decorazioni astratte, costruendo una sequenza ritmica ce ricorda quella della musica e avvolge lo spettatore. Simbolicamente il fregio rappresenta l’eterna opposizione tra il Bene e il Male e l’aspirazione al riscatto ideale attraverso l’estasi dell’arte e dell’amore. La figura femminile passa dall’essere elemento del maligno a essere angelicato e salvifico, mantenendo però sempre un forte aspetto decorativo. PALAZZO STOCLET (1905-1911). Presenta il tema del ciclo della vita, ma in una visione più serena rispetto al Fregio di Beethoven. Nella sala da pranzo Klimt crea un mosaico ornamentale in tre parti su pannelli in marmo intarsiati d’oro, smalti e pietre dure (lo crea dopo aver fatto un viaggio a Ravenna). I pannelli sono nove e ci appaiono elementi decorativi, astratti e stilizzati (facendo eco all’architettura e all’arredamento). Sono immagini che racchiudono significati universali di amore, rinascita ed energia vitale con uno stile elegante e prezioso che vuol dare all’osservatore un profondo piacere estetico. L’Albero della Vita è il motivo principale del fregio. L’artista immagina un pannello con una decorazione puramente astratta per la parete sul alto corto, mentre sulle due pareti lunghe corrono in corrispondenza gli stralci stilizzati dell’albero che fanno da sfondo a due figure allegoriche: la donna a sinistra che simboleggia l’Attesa e la coppia nel momento dell’abbraccio che rappresenta il Compimento. E’ un’immagine raffinata e bidimensionale completamente basata sulla linea curva a spirale. Non c’è nessun realismo né nell’albero centrale, né nelle figure umane che lo affiancano E’ un simbolo che riunisce temi cari a Klimt: motivi floreali e la figura femminile. L’uccello rapace posato su un ramo è il simbolo della morte. Nell’Attesa vediamo una ragazza che danza sotto l’albero della conoscenza. Quest’immagine è fortemente influenzata dall’arte orientale, soprattutto da quella egizia, infatti la figura ha il volto di profilo e gli occhi rivolti in lontananza. Le lunghe mani sono fermate in momento della danza. Il busto è ancora vagamente leggibile benché sia ricoperto da gioielli splendidi. L’abito ne appiattisce la figura contro lo sfondo. Tutto concorre a creare una dimensione decorativa serrata. Nel Compimento si vedono due figure rappresentate in un atteggiamento di pace e realizzazione. Le figure umane sono riconoscibili solo attraverso la testa e le braccia che terminano in mani ossute. LE TRE ETA’ DELLA DONNA (1905). Lo sfondo astratto, in parte decorato con motivi geometrici, colloca i personaggi in una dimensione allegorica, simboli del destino ciclico dell’esistenza umana. In primo piano Klimt pone una delicatissima maternità, delineata con tocchi morbidi di colori chiari. La bambina dorme serena tra le braccia della madre, anch’essa con gli occhi chiusi in un’espressione di intensa felicità interiore. La terza figura rappresenta la vecchiaia e ci appare invece in ombra, con il corpo segnato dagli anni e in un atteggiamento di muto sconforto e quasi di resa di fronte all’approssimarsi della morte. La figura appare dura, tracciata con un segno asciutto e spigoloso, con la mano destra allungata in modo sproporzionato. L’opera è estremamente moderna e innovativa per le scelte stilistiche anticonformiste, come lo sfondo astratto o la sofferta anatomia della donna anziana in secondo piano. Le tre figure sono avvolte da un bozzolo coloratissimo di forte impatto decorativo, mentre la maggior parte della tela è trattata con un’inedita sobrietà, divisa tra una balza nera e una superficie bruna irregolare. IL BACIO (1907-1908). E’ una celebrazione appassionata (e insieme delicata e profonda) dell’amore, reso con il tratto incisivo delle mani e dei volti dei due amanti immersi in un arabesco gioioso. E' molto evidente il contrasto tra il trattamento realistico dell'anatomia delle parti scoperte delle due figure e quello bidimensionale e decorativo delle loro vesti. Le due figure si abbracciano intimamente, diventando un tutto unico, e si distinguono solo per le diverse decorazioni degli abiti: la veste dell’uomo è decorata con motivi rettangolari in oro, bianco e nero; quella della donna privilegia le linee ondulate e circolari e i colori più vivaci (rosso, blu, verde). Un luminoso alone dorato avvolge l'abbraccio dei due, che risultano come "ritagliati" rispetto allo sfondo dorato e al prato fiorito su cui sono inginocchiati. Questo è tipico della concezione irreale, quasi astratta, dell’Art Nouveau. Klimt crea un mondo interiore e fantastico, senza tempo e senza riferimenti spaziali. La composizione armonica, in perfetto equilibrio, fa che noi osservatori ci identifichiamo nelle figure e sentiamo un senso di felicità simile a quello che sembrano provare le figure. I motivi stilizzati riempiono allo spasimo le superfici decorate, come cellule che prolificano e si moltiplicano. Tutto ciò crea una specie di aureola che circonda, e allo stesso tempo isola, i due protagonisti. DANAE (1907-1908). Klimt affronta il soggetto mitologico adottando uno sviluppo ellittico, giocando su un taglio particolare dell’immagine, quasi deformante. Infatti la donna è rappresentata rannicchiata in primo piano, avvolta in una forma circolare che rimanda alla maternità e alla fertilità. Serenità e pace si leggono sul volto della fanciulla. La donna è interamente identificata con la propria sessualità. Il copro, completamente abbandonato, è circondato e ricoperto dai capelli, da un velo orientaleggiante e, sulla sinistra, da una pioggia d’oro. Questo scroscio di pioggia d’oro riecheggia l’arte bizantina. Klimt aggiunge un unico, piccolo, simbolo maschile (un rettangolo nero) vicino ai genitali della donna, mischiato alla pioggia d’oro. L’ATTESA (1907 – 1908). La donna è dentro a una specie di mantello decoratissimo, sotto il quale, le forme si intuiscono. Fece scalpore perché Klimt evidenzia la gravidanza della protagonista. Un teschio, in corrispondenza del ventre rigonfio, pur mimetizzato dal decoro a motivi minuti, simboleggia la morte, cioè l’esito di ogni vita. Le parti nude sono fortemente volumetriche e si contrappongono alla bidimensionalità della veste a motivi geometrici Il formato quadrato dell’opera aumenta l’illusione di uno spazio infinito, dove la maternità diventa un evento sacro, proposto alla contemplazione/venerazione da parte dell’osservatore. Lo sfondo d’oro lascia il posto qui a una specie di pulviscolo dorato su una distesa verdastra che all’osservatore dà l’idea di trovarsi davanti a un mosaico. GIUDITTA II (1909). Klimt accentua la sua carica erotica e crudele, rispetto alla prima versione, infatti le mani che trattengono la testa di Oloferne sembrano esser diventate gli artigli di un rapace. La figura è schematizzata e sembra il risultato di una connessione tra zone di colore e zone ornate che, contrapponendosi, fanno capire l’espressione della donna e l’andamento ondulatorio del corpo e della testa. Le zone sono arricchite da elementi decorativi, senza farci capire bene cosa siano. Nella parte inferiore il panneggio floreale dà l’impressione della preziosità di un tessuto. L’opera è praticamente piatta. I due legni dorati laterali, ampi e paralleli, stringono la figura serpentinata accentuando l’impatto decorativo e la bidimensionalità dell’opera. |
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