NEW DADA
E’ un movimento di transizione che eredita alcuni caratteri dell’Informale e dell’Action painting e anticipa molto caratteri che domineranno gli anni ’60.
L’interesse per il Dadaismo si basa sulla ricerca di una forma d’arte che riesca a rapportarsi in maniera diretta con il quotidiano, usando oggetti privi di valore e materiali ordinari, magari di recupero. Viene usata nuovamente la tecnica del ready-made (per questo il nome New Dada), ma adesso gli artisti scelgono oggetti espressivamente attraenti, anche se “poveri” e i ready-made sono di ordine concettuale più che oggettuale. JASPER JOHNS (1930 - ) Dal 1955 inizia a dipingere bandiere americane, bersagli, calchi anatomici, mappe degli Stati Uniti, lettere e numeri standard per il prezzo delle merci. Elementi banali che trovano una precisa rispondenza nella vita di tutti i giorni e inducono a riflettere sul rapporto tra arte e vita. Il suo stile appare come volutamente banale, per contrapporsi a quello aulico dell’Espressionismo Astratto e per rappresentare le cose che realmente influenzano la vita e la vista dell’artista. Unisce la tecnica dell’encausto a quella del collage: inzuppa alcuni giornali di una vernice, li incolla sulla tela li copre con molti strati di cera e di colore. La superficie così trattata risulta trasparente e mostra le macchie di colore sottostanti. I ritagli di giornale, incollati sul fondo, stabiliscono un rapporto durevole tra l’opera e il suo tempo. Jasper Johns prende oggetti neutri, appartenenti allo stereotipo massificato (quasi sempre geometrici) e li rielabora con stesure cromatiche esuberanti ed espressioniste. Usa moto spesso la bandiera americana perché ci sono poche immagini altrettanto potenti, grazie alla scelta dei colori, del logo che si moltiplica in poster, cartoline, t-shirt, spille e tanti altri oggetti ancora. Perché solo ripetendola all’infinito l’opera d’arte può competere con la potenza dei media. ROBERT RAUSCHENBERG (1925 – 2008) Rauschenberg, nell’arco della sua lunga attività artistica, ha attraversato, praticato e spesso anticipato tutti i movimenti che dall’Espressionismo astratto in poi hanno sconvolto, animato e rinnovato la scena artistica. Ha metabolizzato le esperienze più disparate in pittura, scultura, fotografia, incisione, musica e teatro, usando i materiali, gli stili e le tecniche più eterogenee. L’incontenibile energia comunicativa che sprigionano le sue opere deriva dalla capacità dell’artista di sottomettere, manipolare, sovrapporre materiali, tecniche e immagini per creare situazioni e atmosfere. Tutto questo unendo un ottimo senso della composizione al senso drammatico e consapevole del suo presente. Tecniche molto diverse tra loro, come la scultura, l’assemblaggio, la fotografia, la stampa, la pittura, sono infatti tutte state usate da Rauschenberg senza dare importanza alle differenze che fino a questo momento le avevano relegate in ambiti diversi, separati e non comunicanti. Dal 1954 la sua tecnica più caratteristica è quella del “combine painting” e consiste nel creare degli assemblaggi di disegni, fotocopie, pagine strappate, foto, oggetti prelevati dalla vita reale. Bicchieri, bottiglie di Coca-Cola, materassi, lenzuola, coperte, targhe delle automobili, animali impagliati, insomma Rauschenberg usa tutto quello che la società consumista tendeva a scartare e a considerare vecchio, inutile, un rifiuto, assemblandoli all’interno di strutture ibride tra pittura e scultura. Prende chiaramente ispirazione dal sovrapporsi, nel nostro campo visivo e nella nostra memoria, di informazioni di ogni tipo, senza che venga rispettata una “gerarchia” tra i messaggi culturali elevati e quelli comuni; quindi vuole creare uno specchio della vita di ogni giorno. Rauschenberg voleva così abbattere le barriere che definivano cos’era l’arte, incorporando sculture e oggetti quotidiani. Inoltre, zone in cui l’autore interviene pittoricamente in modo libero, si uniscono, in maniera dialettica a zone in cui usa il collage con immagini anonime e stereotipate. Nelle sue opere assembla spesso tratti gestuali ed espressivi, collage di giornali, riviste e fumetti, oggetti tridimensionali e a volte anche la luce elettrica. Le sue opere si collocano a metà tra l’arte e la vita, tra la pittura e il collage; sono raccolte di memorie del quotidiano, assemblate e riconciliate in un’opera che le converte in forma estetica. |
|