Rispetto alla scultura romanica è più realistica ed espressiva perché vuole rappresentare i sentimenti umani anche se in modo elegante e raffinato per rispettare i nuovi gusti della cultura di corte.
Si torna progressivamente a guardare i modelli classici anche se, per la sensibilità tipica di questo periodo, le figure si allungano assumendo forme eleganti e sinuose. C’è un nuovo approccio alla realtà, più intenso dal punto di vista emotivo e più naturalistico. Nel Romanico si presentava un Dio celestiale, nel Gotico si preferisce raffigurare Cristo perché è il “Dio-uomo” e quindi è più reale. Anche la Vergine cambia la sua iconografia: nel Romanico era astratta, senza alcuna relazione col Bambino, né senso di maternità; nel Gotico assume espressioni positive, di dolce relazione materna o di forte sentimento del dolore (nelle Pietà). NICOLA PISANO (1220-1278/1284) Proviene dalla Puglia, dalla corte dell’imperatore Federico II che era un grande collezionista di antichità. Proprio dall’osservazione delle sculture classiche nasce in Nicola l’esigenza di ridare volume, movimento e autonomia spaziale alla figura umana (visto che fino ad adesso la scultura era stata subordinata alle esigenze architettoniche). L’attaccamento al mondo classico sarà una costante nel suo stile, ma non è da intendersi come una semplice imitazione, la sua è una ricerca di nuovi modi espressivi che rivitalizzassero la scultura italiana. Nel 1245 Nicola arriva in Toscana e lavora a Pisa e a Siena. PULPITO (Battistero di Pisa, 1257 – 1260). Precedentemente i pulpiti erano quadrati e addossati a una parete, quello di Nicola Pisano è un organismo autonomo e inserito in mezzo allo spazio. Ha una pianta esagonale, ha sei colonne angolari e una centrale, tutte in granito rosso, sostenute da leoni stilofori. Gli archi sono trilobati a tutto sesto. I capitelli sono delle riletture gotiche di quelli corinzi. Quindi l’antico, evidente nell’ornato delle cornici e nello stile delle figure si unisce al Gotico di ispirazione francese espresso dallo slancio verticale delle colonne, dall’uso di archi trilobati, dai capitelli ornati con elaborati motivi vegetali e dal risalto plastico delle sculture. La balaustra è suddivisa in riquadri da fasci di colonnine anch’esse rosse che contrastano cromaticamente col marmo, aumentando la scansione geometrica dell’opera. Gli episodi rappresentati sono scene della vita di Cristo. Le figure sono solide, monumentali e solenni (come le statue antiche), maestose e pacate. Il chiaroscuro conferisce evidenza plastica e rigore compositivo. I profili delle figure sono netti e le forme gotiche si fondono a uno studio accurato dell’antico. I rilievi hanno un forte senso tridimensionale, quasi a voler fuoriuscire oltre i limiti della struttura architettonica, le figure pur essendo sovrapposte su vari piani, producono una sensazione di grande profondità spaziale. Il pannello ANNUNCIAZIONE, NATIVITA’ E ANNUNCIO AI PASTORI è un altorilievo perché le figure, i corpi e i panneggi hanno molto volume, rendendo i soggetti solenni. Le tre scene sono riunite in un pannello, ma rimangono autonome, ordinate da un forte senso di organizzazione spaziale. Gli eventi sono rappresentati simultaneamente anche se non lo sono, tant’è vero che Maria appare due volte così come Gesù. Le figure sono piene di dignità e compostezza classica, i loro volti sono sereni e idealizzati, come proprio come nelle sculture antiche. Però notiamo la presenza della prospettiva gerarchica, dove i personaggi più importanti (in questo caso Maria) sono rappresentati di dimensioni maggiori. I panneggi sono ampi, ma volumetrici perché rivelano le forme sottostanti. Nicola Pisano tenta di riconquistare la tridimensionalità creando sequenze di piani prospettici e cercando di graduare le figure per suggerire la profondità PULPITO (Duomo di Siena, 1266 – 1268). A quest’opera collaborarono anche Giovanni Pisano e Arnolfo di Cambio. Ha una pianta ottagonale. Qui l’architettura diventa meno evidente della scultura che invade tutta la superficie del parapetto, con figure di raccordo tra le scene. Anche qui sono rappresentate scene della vita di Cristo. I pannelli dei rilievi sono scanditi da figure sugli spigoli, invece che da elementi architettonici. L’opera però si apre all’influsso del Gotico francese: il numero di personaggi rappresentati aumenta, le figure sono più leggere, più espressive e più realistiche. I rilievi diventano brulicanti di movimento con un ritmo incalzante e gesti concatenati, sono molto aggettanti e i piani di profondità si moltiplicano. I volti assumono una forza espressiva finora sconosciuta. Nel pannello della CROCIFISSIONE intorno al corpo del Cristo, dalle braccia impetuosamente sollevate, c’è una zona quasi vuota che, isolandolo, lo incornicia e lo potenzia. La sua figura è spostata verso destra per “schiacciare” i sacerdoti ebrei che si accavallano verso il basso terrorizzati. A sinistra lascio più spazio per il tema più importante: il dolore sconsolato dei fedeli. Un intimo dolore è espresso anche dal gruppo delle Marie che sostengono la Vergine, svenuta sotto la croce. GIOVANNI PISANO (1245/1248-1314) E’ figlio di Nicola Pisano e sviluppa la componente più “gotica” dello stile del padre, prediligendo raffigurazioni vitali e drammatiche. E’ anticlassico perché evita l’idealizzazione, il superamento delle passioni e dei sentimenti. In lui c’è una specie di “espressionismo”, un’urgenza di comunicare il suo mondo interiore. PULPITO (Sant’Andrea a Pistoia, 1298 – 1301). Si rifà al modello paterno per l’impianto esagonale con sei colonne angolari e una centrale. Ma presenta maggiore slancio grazie all’uso di colonne più sottili e poggianti su plinti e di archi a sesto acuto (al posto di quelli trilobati). In linea con lo stile gotico europeo le figure sono maggiormente espressive e plastiche, cariche di tensione drammatica. La balaustra non ha una scansione architettonica, innovativo è anche l’uso di statue angolari a tutto tondo per dividere gli spigoli della cassa. Diminuisce il numero delle figure, tra esse compare la superficie liscia del fondo, che fa da contrapposto, esaltandone la forza aggettante. Le figure sono colte in movimento, hanno espressioni intense e proporzioni allungate. Il chiaroscuro crea violenti contrasti che aumentano l’ “inquietudine” delle figure, perché aumenta l’aggetto del rilievo arrivando a degli elementi quasi a tuttotondo. Il tutto accentua al sensazione di movimento ed energia scaturente dall’insieme. Nel pannello ANNUNCIAZIONE, NATIVITA’ E ANNUNCIO AI PASTORI i personaggi sono molto umanizzati, l’evento sacro viene reso come un evento quotidiano. Le figure sono dinamiche, i panneggi sono morbidi e la scena è ricca di dettagli (come le pecore che brucano l’erba). Umanissimo è il gesto di Maria di coprire il Bambino. Il pannello STRAGE DEGLI INNOCENTI narra un drammatico episodio tratto dal vangelo, l’uccisione di tutti i neonati di Betlemme voluta dal re Erode dopo aver saputo della nascita di Gesù. Qui le madri, disperate e con i volti atterriti e fortemente espressivi, cercano di salvare i figli innocenti che vengono strappati dalle loro mani e pugnalati con ferocia dai soldati per ordine del re (che domina la scena seduto sul trono). Luci e ombre modulano la superficie, evidenziano il volume dei corpi e creano un vibrante contrasto chiaroscurale che amplifica la tensione della scena. La composizione risulta particolarmente animata per il fitto ammassarsi dei corpi, dalle pose libere e irregolari, e scorciati in diverse angolazioni. Le figure sono disposte su linee diagonali (che vanno dal basso a sinistra verso l’alto a destra) che aumentano il ritmo frenetico e l’energia della scena. L’affollarsi di figure che riempiono totalmente la superficie genera uno spazio senza sfondo in quanto i corpi, fortemente in rilievo vengono percepiti tutti sullo stesso piano. Le proporzioni vengono rispettate e ripropongono rapporti realistici tra le figure. ARNOLFO DI CAMBIO (1245 - 1302/1310) Si forma nella bottega di Nicola Pisano e da lui riprende e continua la componente classicista. Con lui collabora ad alcune opere, ma dal 1277 lavora da solo a Roma, al servizio del re di Sicilia, Carlo I d’Angiò. MADONNA COL BAMBINO (1300). Doveva andare posizionata in una lunetta del portale di S. Maria del Fiore. Le figure sono compatte e rigorose, dai volumi solidi e geometrici. La Vergine è seduta e ciò contribuisce a darle monumentalità e severa compattezza. La posa è ieratica e ricorda la tradizione bizantina aggiornata però da uno spiccato senso del volume, che le conferisce una presenza corporea realistica, del tutto analoga a quella delle Madonne di Giotto. Come un’antica matrona è avvolta in un abito leggero che ricade con pieghe che individuano le masse corporee sottostanti. All'insegna del più spiccato realismo negli occhi di Maria vennero inserite delle paste vitree (da cui il nome), che scintillavano verso i fedeli. Mostra il figlio benedicente. I gesti sono controllati e i volti non hanno particolari espressioni. Il compatto strutturarsi dei volumi indica l’assimilazione della cultura dell’antico. ANDREA PISANO (1290 - 1348/1349) Si formò in una bottega d’oreficeria per poi diventare un grande bronzista. Forse si trasferì presto a Pisa divenendo allievo di Giovanni Pisano, da cui apprese il mestiere di scultore. PORTA SUD DEL BATTISTERO DI FIRENZE (1330 - 1336). Venne commissionatagli dall’Arte di Calimala per sostituire la precedente in legno. Secondo uno schema parzialmente derivato dalle porte realizzate a Pisa, è composta da ventotto formelle, disposte su sette file di quattro, tutte chiuse entro particolari cornici cosiddette quadrilobate. Queste presentano la forma di una losanga aperta, su ciascun lato, a semicerchio. I quadrilobi sono a loro volta racchiusi in altre cornici quadrate. Le prime venti formelle presentano le Storie del Battista, mentre le rimanenti otto ospitano figure di Virtù (le tre Virtù teologali e le quattro Virtù cardinali) e la personificazione dell’Umiltà. L’impaginazione della porta è moderna: in ogni riquadro crea una cornice quadrilobata in cui disporre le figure. L’impostazione della narrazione è ripresa da Giotto, per la composizione, la costruzione delle figure e per i drappeggi. Lo stile di Andrea è composto ed elegante, le sue composizioni sono equilibrate; le forme chiare e nitide, i modellati fluidi e i volti armoniosi delle sue figure mostrano senza dubbio accenti classicistici. Appartengono pienamente alla cultura gotica, invece, i panneggi a grandi pieghe trasversali e l’uso delle cornici quadrilobate, che egli usò per primo a Firenze. |