Un piccolo villaggio sul colle del Palatino è il nucleo originario da cui si sviluppò la città di Roma. Secondo la leggenda, Roma fu fondata nel 763 a.C. da Romolo e Remo, due discendenti del principe troiano Enea.
Quello che è sicuro è che Roma divenne un impero grande e potente, che conobbe la sua massima estensione sotto Traiano (100 d.C. circa) epoca in cui comprendeva circa il 20 % della popolazione mondiale.
La lunga storia della civiltà romana si può dividere in tre periodi:
ETA’ REGIA (753-509 a.C.), la città è comandata dai sette re, i primi di origine latina e sabina, gli ultimi tre etruschi.
REPUBBLICA (509-27 a.C.), con la cacciata dell’ultimo re (Tarquinio il Superbo) nasce la repubblica. Roma sottomette le popolazioni italiche e poi i Cartaginesi e i Macedoni. Alla fine del I secolo a.C. un generale, Ottaviano Augusto, assume il potere assoluto.
IMPERO (27 a.C.-476 d.C.), Augusto dà inizio all’impero e inaugura un periodo di grandi opere architettoniche. I suoi successori ampliano i confini dell’impero finché, nel IV secolo, i barbari penetrarono nei territori romani indebolendo il potere imperiale. Per una migliore difesa l’impero fu diviso in due parti: l’impero romano d’occidente, che crolla definitivamente nel 476 e l’impero romano d’oriente destinato a vivere altri mille anni, fino al 1453 quando viene conquistato dai Turchi.
La cultura della Roma antica assorbì le tradizioni dei popoli italici (i Latini, gli Etruschi e i Sabini) e ne adottò le divinità che entrarono così a far parte della mitologia romana. Ma i Romani si appropriarono anche dei miti degli antichi Greci, di cui acquisirono le colonie e in parte le tradizioni, allineando molte delle proprie divinità alle loro controparti mitologiche.
Quello che è sicuro è che Roma divenne un impero grande e potente, che conobbe la sua massima estensione sotto Traiano (100 d.C. circa) epoca in cui comprendeva circa il 20 % della popolazione mondiale.
La lunga storia della civiltà romana si può dividere in tre periodi:
ETA’ REGIA (753-509 a.C.), la città è comandata dai sette re, i primi di origine latina e sabina, gli ultimi tre etruschi.
REPUBBLICA (509-27 a.C.), con la cacciata dell’ultimo re (Tarquinio il Superbo) nasce la repubblica. Roma sottomette le popolazioni italiche e poi i Cartaginesi e i Macedoni. Alla fine del I secolo a.C. un generale, Ottaviano Augusto, assume il potere assoluto.
IMPERO (27 a.C.-476 d.C.), Augusto dà inizio all’impero e inaugura un periodo di grandi opere architettoniche. I suoi successori ampliano i confini dell’impero finché, nel IV secolo, i barbari penetrarono nei territori romani indebolendo il potere imperiale. Per una migliore difesa l’impero fu diviso in due parti: l’impero romano d’occidente, che crolla definitivamente nel 476 e l’impero romano d’oriente destinato a vivere altri mille anni, fino al 1453 quando viene conquistato dai Turchi.
La cultura della Roma antica assorbì le tradizioni dei popoli italici (i Latini, gli Etruschi e i Sabini) e ne adottò le divinità che entrarono così a far parte della mitologia romana. Ma i Romani si appropriarono anche dei miti degli antichi Greci, di cui acquisirono le colonie e in parte le tradizioni, allineando molte delle proprie divinità alle loro controparti mitologiche.
ARCHITETTURA
I romani erano completamente assorbiti dalle attività politiche, commerciali e militari e mostrarono inizialmente una scarsa propensione per la ricerca artistica. Solo dopo aver conquistato la Grecia (nel 146 a.C.) e conosciuto la sua arte, i romani cominciarono ad apprezzare la pittura e la scultura e a realizzare architetture eleganti e preziose.
L’espressione più particolare dell’arte romana è l’architettura che ha una funzione rappresentativa e di pubblica utilità, con un forte intento propagandistico. L’ARCO è composto da un insieme di elementi (in pietra o in mattoni) detti conci, che hanno la forma di cuneo. Durante la costruzione è necessaria una struttura di sostegno in legno (detta centina), una volta sistemato l’ultimo concio, quello centrale (detto “concio di chiave”) l’armatura di legno viene smontata e l’arco è pronto. L’arco era pratico ed economico, perché permetteva di fare grandi aperture sui muri continui. Dall’arco derivano altre invenzioni tipicamente romane: le coperture a volta, cioè di forma curva. In base al tipo di ambiente da coprire venivano realizzati soffitti in mattoni o in calcestruzzo di grande solidità e bellezza. La VOLTA A BOTTE è l’estensione longitudinale dell’arco. E’ una copertura di forma semicilindrica poggiante su due muri di spalla. Consentiva di coprire grandi spazi in modo strutturalmente resistente. Soprattutto è adatta ad ambienti stretti e lunghi. La VOLTA A CROCIERA è creata con l’incrocio di due volte a botte perpendicolari tra loro. Viene usata per coprire grandi ambienti. La CUPOLA è lo sviluppo in rotazione dell’arco quindi è di forma semisferica. Spesso è realizzata in calcestruzzo. Può avere un’apertura centrale, detta òculo, per dare luce all’ambiente sottostante. L’aspetto caratteristico è lo sviluppo curvilineo, che si contrappone all’andamento rettilineo greco. La volta e la cupola sostituiscono le coperture piane, l’arco sostituisce l’architrave. Etruschi e greci conoscevano l’arco, ma i romani ne fissarono le norme e le pratiche per applicarlo all’architettura in modo sistematico. Lo sviluppo delle volte è possibile anche grazie all’uso del calcestruzzo che, per la sua flessibilità costruttiva, ne permetteva diverse varianti. Questa tecnica edilizia inventata dai romani era basata sull’uso del calcestruzzo, materiale composto da un insieme di malta, acqua e di “caementa”, cioè pietre grezze o frammenti di pietra spezzati o ghiaia. La malta, a sua volta, è formata da calce mescolata con sabbia o pozzolana. Questo impasto si indurisce fino a diventare un blocco unico e solido che dura a lungo nel tempo. Ma l’aspetto estetico del calcestruzzo non risultava bello, una volta seccato era grigio, ruvido e opaco. Allora i romani pensarono di versarlo all’interno di muri sottili di contenimento che potevano essere composti da blocchi di pietra o mattoni disposti a creare delle superfici belle da vedere. Questi vengono detti PARAMENTI MURARI e avevano diverse tipologie a seconda del tipo di materiale usato e della sua disposizione: - opus quadratum, le pietre hanno forma di blocco squadrato, sono disposte in file regolari e hanno tutte la stessa altezza. A volte erano tenute insieme da grappe metalliche; - opus latericium, la muratura viene composta da laterizi, cioè mattoni di argilla cotta. Quelli usati dai romani sono sempre molto sottili; - opus incertum, le pietre hanno forma irregolare e il loro accostamento sembra casuale; - opus reticulatum, la muratura è composta da piccole piramidi di pietra (con la punta rivolta verso l’interno) disposte a 45° a formare un reticolo regolare; - opus spicatum, muratura in cui le pietre (o i mattoni) di forma rettangolare sono disposte a spina di pesce. TIPOLOGIE DELL’ARCHITETTURA CIVILE L'attività di PIANIFICAZIONE URBANA dei romani si rivela uno strumento del processo di conquista. Essa impone l’ordine razionale e funzionale al posto dell’aggregazione spontanea con un forte spirito organizzativo. Nel fondare nuove città, i romani si basavano su uno schema razionale e funzionale composto da strade ortogonali tra loro che costituiscono isolati quadrangolari. Le città hanno quindi un impianto a scacchiera delimitato da mura. Due strade, perpendicolari tra loro, tagliano la città: il decumano (est-ovest) e il cardo (nord-sud). Al loro incrocio sorgeva il foro, una piazza porticata con edifici pubblici, civili e religiosi. Mentre agli estremi di queste strade c’erano quattro porte lungo le mura di cinta. Tutte le altre strade sono disposte in modo parallelo ai due assi principali, in modo da formare una maglia quadrettata. Negli isolati formati dall’incrocio di queste strade si collocano gli edifici privati e quelli pubblici: teatri, terme, anfiteatri, basiliche, palestre, biblioteche e mercati coperti. Con le sue costruzioni pratiche e massicce la città romana era molto diversa da quella greca , quest’ultima era candida di marmi, folta di colonne, portici e monumento scenografici. La città romana era caratterizzata dalla sua razionale strutturazione dello spazio e dalla scansione volumetrica degli edifici che vedono trionfare cemento, laterizi, archi e volte. I romani avevano un potere accentratore. Tutte le loro città avevano le stesse caratteristiche per mantenere dei segni chiari e familiari in qualsiasi luogo ci si trovasse e per unificare le tante e diverse culture che sottomettevano. Il FORO era il centro delle città romane, in origine era destinato al mercato e sorgeva lungo le principali vie di comunicazione. Nelle nuove città, il foro si disponeva all’incrocio tra il cardo e il decumano. Dall’età repubblicana vi gravitarono attività politiche, amministrative, commerciali e religiose. Il foro, come l’agorà greca, presentava lunghi portici colonnati e vi si affacciavano basiliche e templi, posti su basamenti con scalinate d’accesso. Si entrava nel foro mediante porte monumentali. Le STRADE sono uno strumento essenziale per la gestione del territorio (politica e amministrativa) e per la conquista militare. Il sistema era composto da una fitta rete di strade che si diramavano da Roma. Dal III secolo a.C. le strade furono lastricate e organizzate con ponti, gallerie, stazioni di posta e pietre miliari. La realizzazione potevano anche implicare grandi opere come bonifiche o il taglio di colline. Le strade più importanti erano realizzate in tre livelli sovrapposti, per un’altezza totale di più di un metro. Si scavava una “trincea” piuttosto profonda, qui ci venivano messi dei blocchi di pietra in orizzontale per creare un fondo stabile. Sopra ci venivano stesi diversi strati di pietrisco, ghiaia e malta cementizia. Il tutto era ricoperto dal manto stradale, composto da lastre di pietra levigate e accostate a secco. I PONTI sfruttano, sistematicamente, il sistema costruttivo dell’arco. Sono caratterizzati da una semplicità formale e da una grande solidità. Le parti strutturali erano in pietra o laterizio, mentre i riempimenti erano in conglomerato cementizio. Sono composti da una successione di archi a tutto sesto. Il peso viene scaricato sui piloni che sono sormontati da un percorso agibile. Le prime città, inclusa Roma, sono sorte accanto ai fiumi, perché l’acqua è uno dei bisogni primari dell’uomo. I romani, grazie alla loro sapienza costruttiva, riescono però a superare questo limite imposto dalla natura e portare l’acqua anche dove non c’è. Gli ACQUEDOTTI romani, lunghi anche decine di chilometri e composte da lunghe serie di archi sovrapposti, portavano l’acqua necessaria alle terme, ai giardini, alle fontane e alle ville. L’acqua scorreva in canali o tubi di piombo o terracotta, ma per fare questo la pendenza del condotto doveva essere costante dalla sorgente alla città. Le difficoltà di percorso erano superate attraversando montagne (creando gallerie) o scavalcando vallate e fiumi. La BASILICA sorge in età repubblicana con funzione di mercato, mentre in età imperiale fu usata come aula di giustizia. E’ composta da un grande ambiente rettangolare, spesso divido in tre o più spazi (navate) da due o più file di colonne, con l’ingresso posto su uno dei lati lunghi. Al centro dell’altro lato lungo si apriva un’abside (rettangolare o semicircolare) in cui stava il magistrato. La copertura poteva essere a capriate lignee o con volte in muratura o calcestruzzo. Esternamente era sobria, mentre all’interno era molto sfarzosa. Gli ARCHI DI TRIONFO erano eretti nelle città per onorare l’ingresso del vincitore o per celebrare la realizzazione di opere pubbliche. Originariamente erano semplici e a una solo apertura (o fornice), in età imperiale si arricchirono con fornici laterali e rilievi decorativi. In epoca repubblicana erano in legno in onore sei generali conquistatori; fu Augusto a inaugurare una nuova tipologia monumentale di archi di trionfo. Sulla sommità (attico) erano poste statue o quadrighe guidate dall'imperatore. L’arco successivamente svolge il compito, con rilievi scultorei e incisioni commemorative, di tramandare la memoria dell’imperatore. Le COLONNE ONORARIE erano innalzate nel foro per celebrare un trionfo bellico. Sono strutture costituite da una colonna che poneva sulla sommità una statua del personaggio che si voleva onorare. Vengono innalzate nel foro o in luoghi di importanza simbolica allo scopo di celebrare e di lasciare memoria ai posteri del glorioso evento. Sul fusto, spesso, presentano un motivo decorativo a spirale che racconta, con rilievi, la storia della campagna/vittoria bellica che vogliono celebrare. Il TEMPIO sorgeva su un alto podio accessibile con una scalinata solo davanti all’ingresso. Aveva una o più celle, era circondato da un colonnato su tre lati (sul quarto era addossato al muro) ed era preceduto da un profondo pronao costruito da più file di colonne. La struttura era prevalentemente lignea, ma le decorazioni plastiche erano in terracotta policroma. Il TEATRO ROMANO, contrariamente a quello greco, non ha la cavea poggiante su un declivio naturale di una collina, ma su una struttura in muratura creata da archi in sequenza. La tecnica costruttiva, impostata sull’arco e sulla volta, insieme all’opus caementicium nelle parti di riempimento, consente di realizzare imponenti strutture autoportanti senza l’aiuto di terrapieni o pendii naturali. L’orchestra, da grande e rotonda nei teatri greci, si riduce a un piccolo semicerchio (perdendo di importanza); mentre la scena architettonica è sempre più complessa. La cavea è più sviluppata in altezza ed è sostenuta da gallerie sovrapposte e digradanti. L’ANFITEATRO si tratta di un raddoppiamento del teatro e quindi ha una pianta circolare o ellittica. Qui avevano luogo spettacoli grandiosi: battaglie navali o combattimenti cruenti tra gladiatori e tra uomini e animali feroci. L'Anfiteatro era quindi uno spazioso edificio scoperto costituito da uno spazio centrale piano, l'arena, circondata da gradinate disposte in file concentriche e attraversate da corridoi radiali. La forma ovale permetteva agli spettatori di disporsi sulle gradinate attorno alla scena che si svolgeva nell’arena. Sotto l'arena potevano trovare posto ambienti di servizio, celle, gabbie per animali. Come nel teatro romano anche qui la struttura è tutta esterna al terreno ed è sostenuta da sequenze di archi che girano attorno al perimetro. Le forze che ogni arco scarica in basso, sui piedritti, sono contenute ed equilibrate dagli archi adiacenti, in un anello che si chiude su se stesso dando estrema stabilità al perimetro. Lo stesso schema di distribuzione dei pesi si ritrova anche nella struttura delle volte che sostengono le gradinate. Queste sono costruite con la tecnica del calcestruzzo e sono sostenute da spessi muri disposti a raggiera. L’accesso agli anfiteatri era aperto a tutti i cittadini, sia nobili che umili: gli imperatori, per ingraziarsi il popolo, offrivano svaghi e spettacoli gratuiti. Le CASE variavano in relazione alle condizioni economiche e sociali: - l’INSULAE, casa popolare che consisteva in uno dei tanti appartamenti presenti in edifici a più piani. I piani bassi erano adibiti a botteghe e laboratori. Erano edifici quadrangolari con cortile interno. Quasi tutti gli appartamenti erano bui, angusti e privi di servizi. I vari edifici erano uno addossato all’altro per risparmiare spazio e materiale nella costruzione delle pareti. Erano costruite con materiali scadenti e molte parti erano in legno; - la DOMUS era un’abitazione monofamiliare urbana destinata ai ceti abbienti, su un solo piano. Aveva poche aperture all’esterno; un alto e compatto muro la proteggeva e isolava dalla città. Si organizza intorno a uno spazio aperto, l’atrium, con le falde del tetto a compluvio per la raccolta dell’acqua piovana nell’impluvium. Vi si accedeva dalla strada tramite una sala, il vestibulum, seguita da un corridoio. Le camere (cubicola) si affacciavano sull’atrium. Oltre l’atrium c’era il peristilio, uno spazio quadrangolare, aperto e porticato, con un giardino interno; - la VILLA URBANA era completamente autosufficiente e comprendeva terme, palestre, teatri, biblioteche e giardini molto curati con statue e giochi d’acqua. E’ un complesso monumentale organizzato sul modello della domus e rappresentava una risposta al bisogno di evasione dalla vita caotica della città. Venivano quindi costruite in luoghi particolarmente attraenti e piacevoli (sulla sommità di una collina o lungo le coste); - la VILLA DI CAMPAGNA era anch'essa organizzata sul modello della domus, ma era collegata a un’azienda agricola a conduzione familiare dove veniva prodotto ciò che era necessario per il sostentamento (inizialmente) o per vendere i prodotti ai mercati (successivamente). Il proprietario vi si recava saltuariamente per controllare il lavoro degli schiavi e il raccolto. La direzione era affidata al “villicus”, un vicario del padrone. Gli ambienti sorgevano attorno a un cortile. La villa era divisa in settori: c’era la zona residenziale; la zona per la servitù (i lavoratori dell’azienda); la zona destinata alla lavorazione dei prodotti; la zona dove stavano gli animali. Le TERME erano edifici, o complessi di edifici, adibiti a bagni pubblici. Erano composti da ambienti con funzioni diverse e attrezzati per il riscaldamento di aria e acqua. Frequentare le terme era un’abitudine quasi quotidiana e quindi si trasformavano in luoghi di ritrovo e di mondanità, dove fare esercizio fisico, discutere e concludere affari. La struttura di base era la sequenza delle sale principali: frigidarium, tepidarium e calidarium. Ai lati di quest’asse c’erano locali di servizio, biblioteche, palestre, giardini, rivendite di cibo e bevande, luoghi per spettacoli e giochi. |
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