ARCHITETTURA RAZIONALISTA
Come le arti visive, anche l’architettura del primo Novecento si pone in netto contrasto con il passato. La forma delle case e dei mobili non deve dipendere più da scelte di stile, ma dalla praticità del loro utilizzo. L’architettura razionalista nasce dopo la 1° Guerra Mondiale, la Bauhaus e l’esperienza del De Stijl ed è contrassegnata da un forte accento utopistico che generò grandi idee.
La fine della 1° Guerra Mondiale stimolò lo sviluppo di una nuova poetica architettonica, agevolata dai nuovi progressi nelle tecniche costruttive. Ferro, vetro e cemento furono i protagonisti di un’evoluzione che decise di lasciarli a vista senza più mascherarli con decorazioni.
In questo momento storico, l’architetto deve anche affrontare il rapporto uomo-città in relazione ai luoghi di produzione, creando periferie abitabili. Occorre quindi pensare delle aree verdi all’interno delle città e anche degli edifici. Sono necessari quindi anche dei piani regolatori che proteggano dalla speculazione edilizia.
Il valore massimo dell’architettura razionalista consiste nella riduzione alla sintesi estrema degli elementi, una semplificazione capace di trasformarsi in eleganza. Secondo i progettisti la forma deriva dalla funzione e quindi deve rispondere a criteri di utilità e razionalità.
L’ornamento, nell’architettura come nell’arredamento, è visto ora come un elemento superfluo e quindi dannoso. I nuovi edifici sono semplici e bianchi, studiati per offrire spazi vivibili anche alle classi operaie. L’architettura razionalista è un fenomeno variegato che può essere riassunto nel principio per cui la ricerca di una società ideale passa anche attraverso l’aiuto di un’architettura migliore.
La fine della 1° Guerra Mondiale stimolò lo sviluppo di una nuova poetica architettonica, agevolata dai nuovi progressi nelle tecniche costruttive. Ferro, vetro e cemento furono i protagonisti di un’evoluzione che decise di lasciarli a vista senza più mascherarli con decorazioni.
In questo momento storico, l’architetto deve anche affrontare il rapporto uomo-città in relazione ai luoghi di produzione, creando periferie abitabili. Occorre quindi pensare delle aree verdi all’interno delle città e anche degli edifici. Sono necessari quindi anche dei piani regolatori che proteggano dalla speculazione edilizia.
Il valore massimo dell’architettura razionalista consiste nella riduzione alla sintesi estrema degli elementi, una semplificazione capace di trasformarsi in eleganza. Secondo i progettisti la forma deriva dalla funzione e quindi deve rispondere a criteri di utilità e razionalità.
L’ornamento, nell’architettura come nell’arredamento, è visto ora come un elemento superfluo e quindi dannoso. I nuovi edifici sono semplici e bianchi, studiati per offrire spazi vivibili anche alle classi operaie. L’architettura razionalista è un fenomeno variegato che può essere riassunto nel principio per cui la ricerca di una società ideale passa anche attraverso l’aiuto di un’architettura migliore.