Il Rinascimento è l’imporsi di una nuova mentalità, di un nuovo modo di concepire l’uomo e il mondo. Il tramite di questa presa di coscienza è un inedito approccio alla cultura classica, intesa come sintesi suprema dei valori umani.
Prima che nelle arti figurative, questa coscienza si afferma in letteratura. L’Umanesimo è un vasto movimento di recupero e di studio di testi letterari e filosofici greci e latini (humanae litterae). Lo scopo è quello di recuperare i valori della classicità e di usarli per formare un uomo completo e autonomo. Anche lo studio delle scienze si riafferma con forza: si torna, anche qui, a leggere i testi classici e si procede nella teorizzazione scientifica. Il commercio prosperava e mercanti e banchieri accumularono ingenti fortune, investendole in parte nelle arti. Alcuni mecenati finanziarono gli artisti per ostentare la propria ricchezza, altri perché nutrivano un genuino interesse per le arti e la cultura Il termine “rinascimento” venne dato da Vasari per sottolineare una rinascita dell’arte (perché adesso torna a imitare la natura); presupponendo quindi che l’arte fosse nata una prima volta (nell’antica Grecia) e fosse poi morta (nel Medioevo). INVENZIONE DELLA PROSPETTIVA. La rappresentazione dello spazio, che aveva costituito una delle maggiori novità dell’opera di Giotto, viene ora vincolata a regole geometriche, sistematizzandola. Il termine perspectiva indica ora un metodo grafico per raffigurare la profondità spaziale Filippo Brunelleschi inventa la prospettiva centrale, un sistema in grado di rappresentare su un piano la tridimensionalità della realtà. Brunelleschi studiò i princìpi prospettici con due celebri tavolette sperimentali raffiguranti il Battistero di San Giovanni e Palazzo Vecchio a Firenze. Usando una superficie levigata d’argento in grado di riflettere un’immagine, tracciò linee con le quali calcolò la dimensione e la posizione di un oggetto osservato da diversi punti. In questo modo individuò il punto di fuga di linee di prospettiva diverse. La sua teoria prospettica si basava sul tentativo di realizzare virtualmente il disegno su un piano di sezione della piramide visiva, ovvero la piramide ideale avente origine nell’occhio, immobile, dell’osservatore e per vertice le rette che congiungevano l’osservatore ai punti esterni della figura. Dopo di lui, Leon Battista Alberti, codifica questo sistema nel trattato “De pictura”, dove l’individuazione dello spazio si fonda su norme oggettive e basi matematiche. Attingendo alle nozioni apprese dal Libro dell’ottica, scritto tra il 1011 e il 1021 circa dal matematico arabo Alhazen, dove si affermava che i raggi che vanno da un oggetto all’occhio formano una piramide, dimostrò gli effetti ottici della recessione all’interno di un’immagine. Gli artisti quindi si convertono in scienziati e teorici dello spazio. La scena di un dipinto doveva essere guardata come da una finestra usando un solo occhio e senza muovere la testa, in modo che osservarla sarebbe equivalso a guardare un vetro dipinto e avrebbe mostrato la stessa piramide visiva. Supponendo che la finestra aperta fosse la tela, Alberti interpretò il futuro dipinto come la proiezione di una scena della vita reale su un piano verticale che attraversa la piramide visiva. In un’ottica del tutto antropocentrica, l’uomo adesso esprime il suo dominio sullo spazio e sulla natura e la centralità del suo punto di vista nella definizione del reale. La prospettiva è uno dei modi possibili per rendere l’idea dello spazio, è una convenzione rappresentativa basata su un’astrazione matematica che noi sentiamo naturale solo per abitudine. Gli sfondi delle opere non saranno più piani neutri, lo spazio inizierà a essere rappresentato in modo realistico e misurabile. Non è quindi più solo immaginario, ma fondato su coerenti nozioni scientifiche e sull’esperienza visiva diretta della realtà. NUOVO APPROCCIO ALL’ANTICO. Spinti non da un impulso nostalgico, ma da un’alternativa moderna, realistica ed eroica, gli artisti rinascimentali svilupparono un’ossessione per la riscoperta del mondo antico. Anche il Medioevo aveva guardato all’antico, ma con occhi diversi: venivano copiati i motivi stilistici per il grande fascino che emanavano, ma senza sapere il loro reale significato. L’antico viene ora studiato con la volontà di ritrovarne lo spirito; non è quindi semplice imitazione, ma un modo per creare qualcosa di nuovo. Con l’idea di “classico” si intendeva far risuscitare il mondo antico, e Roma era il modello da seguire. Si propone di far rinascere l’arte classica con la sua ricerca di bellezza matematica e di razionalità e l’esigenza di riportare l’uomo al centro della cultura, dopo la lunga stagione del Medioevo dominata dalla figura di Dio. Gli artisti rinascimentali sentono il bisogno di competere con gli antichi, di raggiungerli nella grandezza e magari di superarli. Con l’arte classica tornano in uso gli ordini architettonici, le proporzioni e l’idealizzazione dei personaggi. ANTROPOCENTRISMO. In questo periodo emerge la centralità dell’uomo come forza attiva e trasformatrice. L’arte rinascimentale è un’arte antropocentrica che pone l’essere umano come centro di ogni creazione (come succedeva nel mondo greco); quindi vi è un’attenzione all'uomo come individuo, sia nella fisionomia sia nell'anatomia che nella rappresentazione delle emozioni. Una delle conseguenze di questo nuovo valore dato all’essere umano è che anche i personaggi religiosi vengono raffigurati seguendo i modelli umani. LE PROPORZIONI. Gli artisti rinascimentali fecero del corpo umano e delle sue proporzioni il centro della loro arte. Lo studio della figura umana divenne un esercizio fondamentale per ogni artista. La riscoperta del mondo classico e lo studio del trattato di architettura di Vitruvio, forniscono le basi per una nuova certezza rinascimentale derivante dalla teoria delle proporzioni. Secondo Vitruvio il corpo umano era l’esempio delle giuste proporzioni e quindi, anche nella progettazione architettonica, ci si doveva attenere alle simmetrie e ai rapporti esistenti tra le varie parti del corpo. La proporzione indica la corrispondenza di misura tra due o più parti in relazione tra loro. Queste corrispondenze di misura non sono altro che rapporti matematici. Leonardo dedicò la vita a indagare le regole universali che governavano ogni forma di cambiamento e crescita, di cui gli studi della natura e le osservazioni del corpo umano erano parte integrante. Il suo Uomo vitruviano, iscritto in un cerchio e in un quadrato, segna un punto d’incontro tra il mondo naturale dell’uomo e quello teorico della geometria. |
CONCORSO DEL 1401
Episodio emblematico nell’affermazione degli ideali rinascimentali fu il Concorso del 1401, bandito dall’Arte dei Calimala (commercianti di panni di lana) per scegliere lo scultore a cui affidare l’esecuzione della seconda porta del Battistero di Firenze. Ai partecipanti fu chiesto di realizzare in bronzo la scena biblica del Sacrificio di Isacco. La formella di Brunelleschi è il primo esempio di opera rinascimentale, troppo precoce per trovare il consenso della committenza che scelse i modi del Gotico Internazionale dello stile di Ghiberti. FORMELLA DI LORENZO GHIBERTI. L’autore dà un’interpretazione serena e pacata dell’episodio. Un fiammeggiante sperono di roccia facilita l’organizzazione della scena: sulla sinistra ci sono due eleganti servitori che discutono tra loro; a destra Abramo punta il coltello alla gola del figlio Isacco che è descritto con estrema precisione anatomica, ma senza alcuna caratterizzazione psicologica. I personaggi di sinistra quindi controbilanciano quelli di destra e sono divisi tra loro da una roccia scheggiata come quelle del Gotico. I gesti sono immobilizzati, sono simbolici, corrispondenti a un concetto religioso di ubbidienza, eterno e immutabile. Il perfetto nudo di Isacco è di derivazione classica, come la decorazione dell’altare su cui poggia. l’angelo è una presenza puramente simbolica, come simbolico è il gesto con cui ferma la mano di Abramo. Ghiberti sintetizza classicità e Gotico, fornendo una prova di impeccabile qualità formale, in cui la luce accarezza le forme, definendole con un delicato chiaroscuro. Le figure sono realizzate con grande perizia tecnica e abbondanza di particolari; dai loro gesti armoniosi e pacati non traspare la drammaticità dell’evento. Non c’è niente di drammatico, ma una tranquilla serenità dovuta alla fede. FORMELLA DI FILIPPO BRUNELLESCHI. La scena è organizzata su due piani distinti: in primo piano i due servitori hanno pose complesse e in forte aggetto (debordano dalla cornice); in secondo piano c’è il sacrificio di Isacco, descritto con toni drammatici, sottolineati da un modellato aspro. Abramo con irruenza prende alla gola il figlio, che urla e cerca di divincolarsi. L’angelo blocca con forza il braccio di Abramo, il quale lo fissa sconcertato. La composizione è piramidale e va a convergere verso le tre mani in alto (le due di Abramo e quella dell’angelo). Brunelleschi carica di umanità l’episodio, attualizzandolo: Abramo non segue ciecamente la volontà divina, ma ne vive il dramma. Ogni dettagli esprime pathos. Brunelleschi riesce a cogliere l’elemento drammatico, la velocità e la violenza di ciò che sta per accadere. |